Il 7 luglio di centoventitrè anni fa nasceva Vittorio De Sica, uno dei più grandi maestri della settima arte che ha rivoluzionato il cinema italiano e non solo. Di origine campane e amato dal popolo napoletano, prima di esordire come regista negli anni Quaranta fu uno dei più celebri attori della commedia teatrale anni Trenta.
Attore, regista e sceneggiatore firma uno dietro l’altro capolavori cinematografici impressi nell’immaginario mondiale, come Sciuscià nel 1946, Ladri di biciclette nel 1948 o Umberto D. nel 1952. Ma soltanto nel ’43 con I bambini ci guardano inizia la sua produzione neorealista insieme a Cesare Zavattini. La pellicola rappresenta una variazione di registro segnando il passaggio dal genere comico-sentimentale al dramma. Da quel momento in poi avrebbe scelto i suoi interpreti nella strada e tra la folla, elemento chiave del neorealismo. In particolare, il tema dei bambini e le loro storie mostravano al regista la misura della distruzione del paese. Nei suoi film, l’infanzia è infatti rappresentata come un luogo dell’innocenza ferita e dopo l’esperienza di Ladri di biciclette, De Sica non dirige più film con bambini protagonisti, passando così al tema della senilità. Una vasta produzione cinematografica la sua, in grado di raccontare l’Italia con il passare degli anni. Vincitore di quattro premi Oscar, carismatico e naturalmente portato per il cinema, spicca nella commedia e nel dramma, lasciando in eredità un nuovo modo di intendere il cinema e di coniugarlo secondo stili e modi diversi.