Immaginate di possedere il dono dell’invisibilità e poter girare attorno a tante vite, sbirciando oltre le formalità e bugie sul posto di lavoro. Diamanti è un continuo affacciarsi su piccoli mondi, attraverso finestre che si aprono e chiudono secondo il divertimento del suo regista. Il nuovo film di Ferzan Ozpetek risplende, anche e soprattutto grazie alla brillantezza delle sue attrici.
Trama
Ozpetek (per la prima volta ospite nel suo stesso film) raduna attori e attrici per spiegare il film che intende girare: negli anni Settanta, viene commissionato a un gruppo sarte, il compito di cucire abiti settecenteschi per conto di una costumista premio Oscar, ma la strada per arrivare al traguardo si fa più difficile del previsto. Ogni personaggio è un cofanetto che contiene una storia. Si tratta soprattutto di sfide personali, lotte contro il proprio passato, per la propria sopravvivenza o la conquista di un pezzo di futuro. Che si intrecciano, come fili che compongono un tessuto vigoroso. Lo spettatore, è invitato a scoprire il vissuto di questi personaggi, svelato grazie agli scambi e ai dialoghi che infittiscono le loro conversazioni.
Dedicato
Diamanti, si presenta come un film dedicato a chi spesso rimane nell’ombra. Nella società e nel cinema, oggi come allora. Ozpetek con la sua ultima opera decide di puntare i riflettori dietro le quinte dei set e così il suo film diventa un omaggio alle maestranze. Una categoria spesso snobbata dal pubblico e calpestata dall’industria cinematografica (vedi il caso della coppia Ballo-Calvelli, letteralmente premiata in un sottoscala nell’ultima edizione dei David). Ma Diamanti è anche la celebrazione del ruolo della donna. Della femminilità declinata in varie forme, diversi caratteri. Come quelli delle nostre sarte, parti di un diadema prezioso accuratamente disegnato dal regista.
Anche in questo caso, Ozpetek decide di ribaltare gli schemi: come le costumiste si prendono la scena a discapito delle stelle del cinema, così le donne si prendono tutti i ruoli più in vista, rifuggendo dai soliti cliché e pregiudizi legati alle differenze di genere. Vediamo donne fragili, amate, che soffrono per amore, ma anche donne che amano senza vergogna, che approcciano uomini, persino più giovani. Donne ribelli, donne che comandano e lavorano. Sono loro, i diamanti che impreziosiscono e illuminano l’intero film. Lucentezza, questa, la parola chiave di un’opera che dal punto di vista visivo è una mistura di colori vivissimi.
Un cast prezioso
Grandi donne per grandi attrici. Il cast di Diamanti infatti, straborda di talenti: da Luisa Ranieri ad Aurora Giovinazzo, da Anna Ferzetti fino ad Elena Sofia Ricci, senza dimenticare Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Paola Minaccioni, Kasia Smutniak, Nicole Grimaudo, Carla Signoris e Milena Vukotic.
Mara Venier è sorprendente, sferzante Geppi Cucciari, ma quant’è brava Jasmine Trinca, con quello sguardo sofferente che chiede scusa ad ogni incedere, compatisce e chiede compassione. Il suo personaggio appare come un sottile calice di cristallo attraversato da crepe invisibili. Capace di ricomporsi, dopo essere finalmente caduto in mille pezzi. L’ultimo scambio tra le due sorelle (Trinca e Ranieri) rappresenta il culmine emotivo dell’intera storia. Un momento in cui le lacrime si trattengono a fatica.
Gli uomini, ci sono anche loro, rivestono ruoli complementari. Questi, sono motivo di conflitto (come i personaggi di Stefano Accorsi e Vinicio Marchioni) oppure presenze concilianti (Luca Barbarossa).
Un diamante grezzo
Certo, l’ultimo di Ozpetek non è film perfetto. Al regista di Saturno contro, il gioco di scatole cinesi, riesce infatti solo a metà e il volto meta cinematografico, viene oscurato dalla finzione che emoziona e scuote maggiormente lo spettatore. In una recente intervista concessa a Rolling Stone, Ozpetek ha spiegato che molte scene in cui dialogava con attori e attrici, sono state tagliate. Chissà come sarebbe stato questo film con un montaggio più “indulgente”. Una domanda che purtroppo non troverà mai risposta.
Tuttavia, se davvero come ripete sempre il regista, l’emozione regalata al pubblico è il più alto riconoscimento per chi fa cinema, allora Ferzan Ozpetek ha già vinto il premio più importante.