14 Novembre 2024

Si dice che solo gli stupidi non cambino mai idea ed era solo questione di tempo prima che Nanni Moretti cambiasse opinione. In un’intervista concessa a La Repubblica il regista romano ha dichiarato infatti di aver finalmente accettato l’etichetta di “film generazionale” appiccicata fin dalla prima proiezione al suo Ecce Bombo (1978), recentemente premiato a Venezia per il miglior restauro. Si è detto onorato di essere stato un portabandiera delle questioni giovanili del tempo, catturando uno stato d’animo condiviso con i suoi coetanei dell’epoca.

Trama


Pur essendo un film dalla struttura molto scarna, indice di un talento ancora forse troppo acerbo, Ecce Bombo racconta una storia in grado di fotografare un tempo di transizione e vuoto. Nonostante i suoi detrattori dicano il contrario, questo primo Moretti straborda di tematiche, offrendo una trama divagante solo all’apparenza.

Nanni Moretti è Michele Apicella, protagonista di Ecce Bombo

Protagonista delle vicende ambientate nella Roma di fine anni Settanta è Michele Apicella, interpretato dallo stesso Moretti. Michele, è uno studente universitario fuori corso che fin dal primo fotogramma assume un atteggiamento fintamente anarchico, criticando il sistema in tutti i suoi aspetti. Entra nel merito delle questioni degli altri, ma solo per non affrontare le proprie. In conflitto con l’establishment rappresentato in casa dai suoi genitori, invidia segretamente la sorella più piccola che ancora va a scuola, dove si sta organizzando un’occupazione.

Ecce Bombo, oggi


Se il protagonista di questo lungometraggio appartenesse alla GEN Z, con tutta probabilità farebbe l’influencer passando le proprie giornate a scegliere una citazione filosofica da inserire sotto post di foto in bianco e nero. Insomma, se Apicella fosse nato una ventina di anni fa o poco più, avrebbe avuto abitudini differenti ma non un atteggiamento molto diverso da quello osservato nel film. Sono trascorsi più di quarant’anni da Ecce Bombo, ma i problemi dei giovani sembrano essere gli stessi.

Moretti con il suo film ha voluto mostrare al pubblico un’epitome di tutti i comportamenti e i sentimenti dei giovani dell’epoca. Apicella è infatti costantemente preoccupato dalla percezione che gli altri hanno di lui e indossa delle maschere sociali, per essere accettabile ai loro occhi. Ecce Bombo è quindi un film sull’apparenza. Sul “fare finta” più volte citato nel film e che contraddistingue ancora oggi la tendenza all’omologazione dei ventenni del 2024.

Il gruppo di amici non sa bene cosa fare della propria vita, se non appunto “fare il giovane” e apparire sorridenti di fronte alla camera di un giornalista che parla delle nuove generazioni come di una categoria monolitica, elencando tutta una serie di luoghi comuni e generalizzando (tendenza tipica anche dei giornali odierni per cui i giovani ad esempio sono tutti celebrolesi solo perché stanno su TikTok).

La noia e i giovani

I personaggi morettiani, organizzano incontri, escono la sera, passano la nottata di Ferragosto in spieggia. Ma qualsiasi cosa facciano appaiono in tutte le scene come afflitti, annoiati. Senza obiettivi, sperano di trovare qualche messaggio in bottiglia proveniente dal futuro. Il problema di ritagliarsi un proprio posto nel mondo è quanto mai attuale, oggi.

La GEN Z, al pari della generazione raccontata da Moretti, ha le stesse difficoltà nell’uscire dalla propria bolla di potenzialità inespresse e cerca allora di pensare ad altro sperando svaniscano problemi e dubbi. In particolare, se i giovani di Ecce Bombo appartengono alla classe borghese della capitale, il problema della noia sembra nel 2024 essersi esteso a tutte le classi sociali. Come un virus pandemico caratterizzato da uno spirito “democratico” in grado di porre tutti nella stessa situazione.

Tutti vogliono chiacchierare

“Madooonna mia”


Gli incontri di autocoscienza maschile del film sono teatro di discorsi vuoti, come i salotti dove si svolgono. Oggi, non si fa altro che chiacchierare e i pensieri espressi sono sempre più vacui. Una società priva di silenzio, come nota Romano Guardini, in cui alla comunicazione autentica, si preferisce uno sterile scambio di parole che non crea rapporti umani profondi. Nel film, Michele ai tavolini di un bar propone ai suoi amici di andare a trovare Alfredo. Bella idea certo, peccato che Alfredo sia morto, ricorda un componente della comitiva. Se capitasse ora una scena di questo tipo, forse neanche ci stupiremmo così tanto.


Si invertirà mai questa tendenza? Difficile dirlo. Intanto facciamo cose, vediamo gente.