14 Novembre 2024

Le vite di ognuno di noi, confrontate come fossero linee temporali, procedono tutte parallele. Ciò che differenzia la nostra dalle altre è chi ci corre affianco. Il tempo che ci vuole parla proprio di questo.

Trama

Film autobiografico, l’ultima opera di Francesca Comencini (da lei scritta e diretta) racconta il rapporto tra la regista e il padre Luigi, regista anche lui, all’interno delle parentesi di vita da loro condivise. I due protagonisti della storia, padre e figlia (rispettivamente Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano, garanzia di qualità il primo, un astro in ascesa la seconda), procedono con le loro esistenze mentre, sullo sfondo, gli eventi storici animano i tumultuosi anni di piombo (che caratterizzano l’adolescenza di Francesca) e quelli a seguire. Il tempo che ci vuole, attraversa la Storia con la S maiuscola, aprendo un oblò da cui lo spettatore può spiare le vicende personali della coppia.

Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano sono Luigi e Francesca ne Il tempo che ci vuole

Sviluppo

Il racconto è svelato a chi guarda attraverso un linguaggio simbolico, la sublimazione delle immagini a cavallo tra la realtà e la finzione. Ogni fase del film sembra avere un taglio diverso che va di pari passo con lo sguardo mutevole di una bambina che poi diventa donna.

Il padre è dapprima il regista persino della sua vita, in grado di proteggerla da qualsiasi pericolo. Poi il disincanto rompe il legame tra i due. I protagonisti, rischiano così di non trovarsi più, stranieri nella stessa casa. Separati da corridoi spogli che sembrano lunghi chilometri. È la sfida per riavvicinarsi il conflitto che dà vita all’intero racconto.

La regista Francesca Comencini, sul set de Il tempo che ci vuole

Un film “epistolare”

Il lungometraggio si nutre esclusivamente degli scambi di parole ed emotivi di papà e figlia, isolati come fossero parte di un microcosmo a sé stante. A dargli un carattere universale è la capacità della coppia di mostrarsi vulnerabili e umani esattamente come gli spettatori. Sono proprio le debolezze di entrambi a unirli in un abbraccio che continua a stringersi ancora oggi con questo film, commovente dedica su pellicola.

La regista ha definito la sua ultima opera “una lettera d’amore”. Trasudante passione per il Cinema, l’arte capace di salvarle la vita, ma indirizzata al padre, l’uomo che l’ha portata per mano anche quando rischiava di cadere.