22 Dicembre 2024

Sequel dell’amatissimo e premiatissimo “Inside Out” del 2015, esce nelle sale a fine giugno di quest’anno e sbanca il botteghino, come era prevedibile. “Inside Out 2”, diretto da Kelsey Mann, continua la storia della già protagonista Riley, ormai teenager, e di come le sue emozioni la condizionino nelle decisioni importanti o meno di tutti i giorni. Per chi non ha visto il primo, nel franchise “Inside Out” la Pixar ha avuto la brillante idea di raccontare quel che succede a una persona, in questo caso una bambina in fase di crescita, però dall’interno. In pratica hanno materializzato le emozioni di Riley in una sorta di sala di controllo con il compito di cercare di affrontare al meglio le sfide che gli si parano davanti. La novità con “Inside Out 2” è che, alle emozioni già conosciute nel precedente film, con la crescita di Riley si riveleranno nuove emozioni che dovranno integrarsi con le altre per il bene della protagonista, mostrando in effetti quanto sia complessa la mente umana.

Il film comincia presentando le emozioni già viste e fa una rapida panoramica sui progressi e la crescita della protagonista fino ad arrivare all’evento principale della sua vita che durerà fino alla fine mostrandoci cosa succede “all’interno”. La stessa formula viene utilizzata anche nel primo film ma la differenza sta appunto nelle fasi di crescita di Riley, quando è più piccola con emozioni semplici ma comunque complesse nell’insieme e in seguito andando verso l’adolescenza con l’introduzione di nuove emozioni legate anche alla visione di se, le ambizioni e le dinamiche sociali.

Credo che l’evento della vita di Riley che hanno deciso di rappresentare abbia parecchi spunti e appigli visto che è una fase di transizione, oltre che di crescita, per la giovane ragazza non più bambina. Però credo anche che non siano stati sfruttati a pieno rimanendo su temi perlopiù poco maturi e mancando di mordente. La fase trattata è quella in cui dalle scuole medie si va alle superiori; leggermente differente rispetto alla realtà italiana e quindi almeno per noi un po’ fuori contesto, a meno che non si è ben informati sulle abitudini e sui metodi americani o esteri in generale. Considerata la fascia di età a cui è destinato il film credo che questo possa rappresentare un limite di immedesimazione e quindi di riflessione per lo spettatore, obiettivo a cui infine punta “Inside Out”.

La situazione di Riley con le nuove emozioni è poco equilibrata in quanto hanno deciso di puntare su quella che le può effettivamente opprimere tutte: Ansia! L’ansia che dalla sua comparsa nelle nostre vite sarà una costante, per Riley invece sarà la prima volta e questo ci farà rendere conto, ai più grandi almeno, di come affrontarla avendola già conosciuta sia un bel vantaggio. Infatti la vedremo travolta da tutte queste nuove emozioni con Ansia che le giocherà brutti scherzi, lanciandola in comportamenti mai avuti e non proprio in linea con la sua immagine di sé. Tra le nuove l’emozione che mi è piaciuta di meno è stata Noia, il ruolo che gli è stato affidato non è ben definito e oltre a mostrarsi annoiata, ovviamente, la sua influenza su alcuen azioni di Riley a mio avviso poteva benissimo provenire anche da Disgusto, forse sarebbe stato più coerente. Noia è stata impersonata dallo stereotipo di un’intellettuale annoiata che sa già tutto, o quasi, e non si fa coinvolgere, in quanto non stimolante per lei, a meno che di non essere necessaria e in quel caso interviene mostrando la sua palese superiorità evidenziandola con sarcasmo. Forse un po’ troppo per una sola emozione. L’emozione che invece mi sarebbe piaciuto vedere più coinvolta, semmai in una situazione romantica, è Imbarazzo al quale hanno dato troppo poco spazio secondo me, sia come emozione che come personaggio.

Riguardo le emozioni già conosciute con poche scene sono riusciti a caratterizzare meglio Paura, Disgusto e anche Gioa, Tristezza invece è stata pienamente accettata ma per necessità narrative non viene messa in risalto. Quella con la quale hanno perso delle occasioni è stata Rabbia, secondo me ne hanno sprecate diverse in cui Rabbia poteva veramente arrabbiarsi e dare il meglio, o peggio, di se invece si è dimostrata fin troppo pacata, anche quando farla sfogare sarebbe potuto essere di grande aiuto.

Inoltre non meno importanti le musiche che ho trovato adeguate ma nessuna mi ha colpito particolarmente, anche quella che riprende il tema del primo film non mi ha fatto impazzire. Quelle del film precedente erano decisamente più coinvolgenti, composte da Michael Giacchino già sentito in “Up” del 2009, con cui vinse il Premio Oscar per la miglior colonna sonora, un altro successo sempre della Pixar in coppia con il regista Pete Docter, lo stesso del primo “Inside Out”.

In fin dei conti è un buon film d’animazione ma aveva il potenziale per essere qualcosa di più. Il primo titolo, al di fuori dei riconoscimenti che lo testimoniano, si è mostrato davvero brillante e ad oggi lo preferisco rispetto al secondo. Per chi non l’avesse visto al cinema da poco è stato reso disponibile in streaming su diverse piattaforme tra le quali: Prime Video, Google Play Film, Apple TV etc. Inoltre per chi li ha visti entrambi e non ne avesse abbastanza c’era già un cortometraggio spin-off intitolato “Il primo appuntamento di Riley” e se non bastasse la Pixar ha annunciato che è già in produzione una serie basata su “Inside Out” che uscirà in anteprima su Disney+ nel 2025.