Incatenati da standard sociali, siamo ciò che gli altri vorrebbero, nonostante la retorica dell’essere se stessi e la body positivity celebrata sui social. The Substance parla di noi. Della nostra ossessionata ricerca di un’inafferrabile perfezione che è sempre una chimera.
Trama
Elisabeth Sparkle (Demi Moore) è un’ex diva di Hollywood, costretta a diventare una star del piccolo schermo in uno di quei programmi di fitness che parlano della cura di sé e sprizzano positività da tutti i pori. Lo showbiz è l’altro tema e cornice di questo film, metafora e sintesi della società odierna. Sono le regole spietate di questo mondo a spingere la protagonista nella personale discesa negli inferi. Le viene data la possibilità di avere una versione di sé più bella e giovane e nulla è come prima.
Il gioco di The Substance
Destinato a diventare un classico, il film di Coralie Fargeat, salta dal genere horror (body horror per l’esatezza) al fantascientifico come i bambini di una volta da un quadrato all’altro nel gioco della campana. Un gioco che The Substance fa con una certa regolarità, per poi lasciar spazio a una vera escalation dell’orrore e dell’orrido. Citazioni iconiche impreziosiscono il lungometraggio: chiaro il riferimento a Shining, tributato in alcune scene. In più, i fan dello sci-fi ci avranno visto per un istante un accenno di Matrix.
La copia “migliore” di Elisabeth (Margaret Qualley) è in realtà un prodotto sociale, un’immagine IA tremendamente vera che infatti il pubblico osanna, perchè tutti vorrebbero essere lei. Una ragazza che ha “tutto al posto giusto”.
The Substance è una mano che prende per i capelli lo spettatore, costringendolo a guardare quell’orrore che è semplicemente il mondo dove viviamo.