“Si può fare un film con il minimo indispensabile in una settimana?” Poche persone si saranno poste una domanda del genere. Eppure Antonino Giannotta ha impiegato mesi intensissimi per cercare una risposta. Calabrese di nascita, Giannotta, 29 anni, è un cinefilo incallito col sogno un giorno di lavorare nel Cinema. Nel frattempo vive nella caotica Milano, come tantissimi fuorisede alla rincorsa di un sogno e in fuga dalla nostalgia della propria terra d’origine che come insegna Tornatore può sempre fotterti e incatenare le tue aspirazioni.
Che idea, ma quale idea
L’idea di un film la lancia un po’ per caso. È piuttosto una provocazione. Un guanto di sfida ad un Cinema che ha perso la sua essenza, impigritosi nella logica del mercato e del consumo onnipresente oggigiorno. Giannotta ha infatti cominciato a fare i suoi video per rabbia. Non a caso, il momento clou dei suoi brevi reel sulla nuove uscite in sala è il premio “puttanata della settimana” riconoscimento suscettibile di ben poche interpretazioni. Nino Giannotta è uno di quelli che ha negli occhi la lucentezza di chi vede oltre la contingenza delle cose, un sorriso costantemente stampato in faccia, baffi di un secolo lontano dal nostro, capace di diffondere un entusiasmo contagioso. Il motivo del successo della sua idea forse è da ricercarsi proprio in questo talento.
In un video propone, quasi scherzando, di fare un film e in poco tempo il post diventa virale tanto da diventare una vera “chiamata alle armi” come l’ha definita lo stesso regista in erba, in un’intervista concessa a Il Giorno. Le proposte di lavoro, arrivano a migliaia. Nasce Tre Euro e Quaranta: il racconto di giovani precari, funamboli su una quotidianità che non offre certezze. Un titolo che riassume la condizione dei ragazzi e delle ragazze di oggi, ma che dice qualcosa anche sul budget di questo film indipendente.
Il sogno diventa realtà
Il lungometraggio è stato girato per le strade di Milano in una sola settimana, durante le vacanze pasquali di dieci ragazzi che hanno finanziato e creduto nel progetto.
Nessuno ha potuto lasciare il proprio lavoro perché come ha spiegato il nostro: “Vivere di cinema sarebbe fantastico, ma sfortunatamente non è per tutti”. Eppure Giannotta ha deciso di licenziarsi “perché se riesci a toccare il tuo sogno non puoi più tornare indietro”.
Tre Euro e Quaranta, dopo un lavoro estenuante tra riprese in un tempo strettissimo e un lungo montaggio, trova ospitalità tra le mura scarlatte del cinema Beltrade e la sala si riempie della curiosità della gente. Infine, Giannotta viene invitato dal sindaco del paese natio (Oppido Mamertina) per presentare la sua opera alla gente del posto.
Il film viene proiettato nella piazza del piccolo borgo e Giannotta in un post si dice commosso e pronto a portare Tre euro e Quaranta in giro per il Paese, anche a costo di farlo sul pandino del fratello.
Noi, non stiamo nella pelle. Questo film sembra avere qualcosa di speciale e non vediamo l’ora di potercelo godere. Sui social potete cercarlo con il nickname di _ninooooo__. Se lo trovate un folle è perché parliamo di un vero sognatore. Esemplare di una razza in via di estinzione.
Si può fare un film con il minimo indispensabile in una settimana? Adesso abbiamo la risposta.